San Teodoro - Guida Turistica

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.: SAN TEODORO
 San Teodoro è un comune di 3.623 abitanti della provincia di Olbia-Tempio, nella regione storica della Gallura e sorge nell'immediato entroterra alle pendici del monte Abate. L'origine del nome deriva dalla presenza dell'attuale chiesa parrocchiale, dedicata a Teodoro, soldato romano d'oriente, martire della persecuzione di Diocleziano. In periodo Giudicale San Teodoro, allora Offolle, Ovoddé e poi Oviddé, era collegata con il principale centro urbano Gallurese di Civita (l'attuale Olbia) attraverso una Strada Pisana, che dai pressi del castello di Pedres passava attraverso il territorio detto "Uttaru pisanu", poi alle falde di Monte Almuttu, poi portava all'agro di San Teodoro, nelle vicinanze dello stagno, per dirigersi poi verso gli altri centri costieri a sud dell'attuale San Teodoro.
 Le ultime notizie su Offòlle risalgono al 1348. Poi, probabilmente a causa delle gravissime pestilenze che colpirono l'Europa, quindi anche la Sardegna e la Gallura, di San Teodoro si perde ogni traccia.
 Gli storici descrivono il territorio Teodorino come una landa deserta attorno al XVI secolo. Tracce di un ritorno alla vita si avranno solo alla fine del Seicento, come risulta da alcune carte conservate all'archivio della Diocesi di Tempio, quando risorge il primo nucleo di Oviddè, per opera di coloni tempiesi.
 Il territorio faceva comunque parte nell'Ottocento della provincia Gallura (con capoluogo a Tempio Pausania) e della Diocesi di Tempio-Ampurias.
 Nel 1927, in epoca fascista, il comune di Posada e con esso San Teodoro, che amministrativamente era parte del territorio di Posada, venivano inclusi nell'ambito della nuova provincia “littoria” di Nuoro.
 Già dall'Ottocento gli abitanti di San Teodoro rivendicavano l'autonomia dal comune di Posada, ma solo nel 1959 San Teodoro riuscì a costituirsi in comune autonomo. Dal 2005 entra a far parte della nuova Provincia di Olbia-Tempio.
 L'economia di San Teodoro è basata per la maggior parte sull'industria turistica balneare, ma agricoltura, allevamento e industria di trasformazione alimentare impiegano una forza lavoro non trascurabile.